Secondo un comunicato del Centro Nazionale Sangue, organo appartenente al Ministero della Salute, da oltre 10 anni non ci sono state più segnalazioni da HIV o epatite a seguito di una trasfusione.
Ciò è dovuto al fatto che ogni donazione di sangue viene successivamente sottoposta a dei test, anche molecolari, per la ricerca di HIV ed epatite B e C. I risultati del test, nel 2015, ultimo anno di raccolta dati, hanno consentito di bloccare 1709 positività su 1691 donatori.
Il livello di sicurezza è garantito sia da un sistema basato su donazioni volontarie e periodiche, su soggetti responsabili e non remunerati, dall’utilizzo di test di laboratorio altamente sensibili e da una accurata selezione medica dei donatori, che esclude possibili soggetti a rischio.
Come dichiarato dal Direttore del Centro, Giancarlo Maria Liumbruno, “il rischio residuo di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue è prossimo allo zero”, in quanto di fronte a più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno, da oltre 10 anni non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da HIV, virus di epatite B o C.
“Le sentenze della magistratura, riportate periodicamente dai media”, aggiunge Liumbruno, “ si riferiscono a trasfusioni avvenute negli anni ’80 e ’90, quando il sistema di vigilanza e le stesse conoscenze scientifiche erano molto diverse”.
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